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Tatjana Pokrajac Papucci/Vanesa Begić: Sono (la) Gioia e il mio posto è accanto a voi


Image: Unsplash, downloaded (https://unsplash.com/photos/xbuEndq7fLw) 6.3.2022.



Prevoditeljica Vanesa Begić prevela je na talijanski jezik priču "Kako je Tuga postala Radost" autorice za djecu i mlade Tatjane Pokrajac Papucci. Predstavljamo vam Vanesin prijevod.



Come (la) Tristezza e' diventata (la) Gioia


Tatjana Pokrajac-Papucci


Tanto tempo fa, sul pianeta chiamato Terra, è nata una bambina.

Anche se le aveva destinato un altro nome, appena la vide la prima volta, la mamma subito decise di cambiarlo.

Il suo nome era Sorrisina, per via del bellissimo sorriso che rallegrava il bel piccolo volto.

- Che strano nome! – pensavano tutti, ma ben presto videro che questo era il nome perfetto per lei. Infatti, quando la bambina nacque, non pianse come gli altri neonati. Si mise a ridere ad alta voce.

Sorrisina cresceva e il suo sorriso diventava sempre più bello. Il suo sorriso diventava sempre più melodioso. Il suo sorriso diventava sempre più contagioso. Il suo sorriso diventava sempre più magnifico.

Tutti quelli che le si trovavano vicino, pur non essendone coscienti, iniziavano a ridere.

Ridevano le persone, ridevano gli uccelli in volo, i pesci nel mare e nei fiumi, ridevano anche i fiori nei prati.

Le stelle nel cielo ridevano. Ridevano i meli, i peri, i ciliegi, rideva il sole, rideva il cielo.

Nel bosco ridevano gli alberi. Anche gli animali nel bosco ridevano…

Era tutto un'ecco di risate.

La più soave melodia che si potesse sentire sulla Terra era quella delle risate.

La gente rideva così tanto che le veniva perfino il mal di pancia di tanto ridere.

Talvolta, tenendosi per la pancia con le mani, si rotolavano dalle risate.

Alla Terra girava la testa di tanto ridere.

Le risate colpirono anche l'universo e la via lattea, per giungere fino alle galassie più lontane. Gli abitanti di altre galassie volevano trasferirsi sulla Terra.

La Terra era il luogo dove tutti volevano vivere. Era divertente. Era bello. Qui tutti erano felici.

Tutti, però non anche la bambina la cui esistenza tutti ignoravano.

Tutti, però non anche la bambina alla quale i genitori diedero il nome Tristezza.

Gli anni passavano. Tristezza non usciva di casa. Il tempo si era come fermato per lei. Attraverso le pareti grosse le risate venivano anche fino a lei, però lei non voleva per nulla al mondo ridere.

Non voleva muovere la propria bocca.

Lo specchio continuava a ripeterle che doveva farlo, che è giovane e che davanti a lei si trova tutto il futuro, e come sarà questo futuro, dipende soltanto da lei. Tristezza non voleva ascoltarli.

Sebbene sapesse che ciò le avrebbe portato sette anni di disgrazia, ruppe lo specchio in mille pezzi.

Mentre Sorrisina rideva, Tristezza era triste.

Inaspettatamente, loro due si incontrarono.

Sorrisina divertita, Tristezza triste perché non poteva essere felice.

Era convinta che il nome non le permettesse di esserlo.

Tristezza divenne ancora più triste, e la tristezza iniziale si trasformò in gelosia. Divenne gelosa di tutti quelli che ridevano, ed iniziò una storia cattiva dicendo che Sorrisina ha a loro stregato il corpo e che non permetterà a nessuno di smettere di ridere fino alla morte.

- Non è vero!, si difendeva Sorrisina.

- È vero, ripeteva Tristezza.

- Non è vero, è una bugia – dicevano anche gli altri, però Tristezza non rinunciava.

- È vero, è vero. Non avete visto che vi fa male la pancia? Se continuate a ridere, vi farà male poi tutto il corpo e non potrete sopportare il dolore – aggiunse Tristezza.

Tristezza era talmente convincente che tra le persone venne a crearsi una paura.

Tutti iniziarono a temere per la propria vita e ben presto cominciarono a credere a quanto detto.

Il sorriso svanì dai loro volti, e le labbra presero una forma triste.

Seguendo gli umani, anche gli altri esseri smisero di ridere.

I fiori divennero secchi. Il cielo era ricoperto da nubi grige. Gli alberi perdettero le foglie. Smisero di ridere i meli. Smisero di ridere i peri. Smisero di ridere i ciliegi. Le stelle sparirono e la notte divenne ancora più buia. Gli animali nel bosco si ritirarono nelle loro tane. Gli uccelli volarono via cercando qualche altro pianeta. I pesci nel mare si misero a piangere.

Anche i pesci nei fiumi si misero a piangere. Da tante lacrime i fiumi uscirono dai propri letti.

Sulla Terra tutto divenne più triste.

Soltanto Sorrisina ancora rideva.

Sapeva che era una bugia tutto quello che Tristezza diceva, e ciò era un buon motivo per non rinunciare.

Decise, nonostante la tristezza che si allargò dappertutto, di non smettere di ridere.

Era sicura che non si può morire di felicità e risate.

Era sicura che che le risate erano la sua forza.

Sentiva che con la propria forza avrebbe fatto in modo che tutto sulla Terra inizi nuovamente a ridere. Era ostinata.

Rideva e rideva. Senza smettere.

Ridere la rendeva sempre più bella.

Gli altri non erano più belli come prima e smisero di guardarsi allo specchio.

Però il riflesso dei loro volti nell'acqua, accanto alla quale passavano, confermava una verità che era difficile da accettare.

Sembrava che soltanto Tristezza fosse felice.

Adesso poteva finalmente affermare di non essere l'unico essere triste. Come se le fosse più facile vedere anche sui volti degli altri un segno simile a quello che vedeva quando si guardava allo specchio.

Sorrisina doveva trovare un modo per spiegare tutto alle persone attorno a sé. Fargli capire che sarebbero prima morti essendo tristi che essendo felici.

Le venne un'idea. Decise di ridere così forte da far girare la Terra nel senso opposto.

Ciò si poteva ottenere soltanto ridendo, e in nessun altro modo.

Sorrisina rideva sempre più forte e forte. Trasformava ogni atomo nella forza della risata.

Dapprima lentamente, e poi sempre più velocemente, la Terra cambiò il senso di rotazione e tutti quelli che smisero di ridere persero l'equilibrio.

Dalla velocità si creò un vento assai forte.

Finché Sorrisina poteva stare in piedi, camminare, correre, saltare, gli altri cadevano senza forza.

Non capendo cosa succedeva, dalla paura chiusero gli occhi. Iniziarono ad arrampicarsi su ogni ancora di salvezza. Avevano paura che così indifesi verranno portati via dal vento, che verranno inghiottiti dall'universo.

Hanno sentito le storie sul fosso nero, però nessuno volle finirvi dentro.

Quanto Sorrisina rideva più forte, tanto la Terra si muoveva sempre più veloce.

Il più intrepido tra loro decise di fare proprio quello che Sorrisina voleva.

- Che succeda quello che deve! – pensò tra sé e sé e si mise a ridere.

Nuovamente le labbra si trasformarono nel più bel sorriso.

Gli ritornò la bellezza. Gli ritornò la forza perduta.

Si drizzò e corse verso Sorrisina.

Vedendolo come corre sorridendo via, anche gli altri, l'uno dopo l'altro, iniziarono a seguire il suo esempio. Tutti volevano vivere e nuovamente ridere. Essere, come una volta, felici.

Diventare, come una volta, belli. Tutti corsero dietro Sorrisina.

Tristezza divenne sempre più sola.

La Terra di nuovo iniziò a ridere.

Tornarono gli uccelli. Tornarono le stelle. Gli alberi di nuovo erano pieni di foglie. Gli animali nel bosco uscirono dalle loro tane. Le nubi fuggirono via. Il cielo nuovamente iniziò a ridere. Il sole nuovamente iniziò a ridere. E i fiori sul prato ridevano nuovamente. Ridevano i peri, i meli, i ciliegi. Nuovamente ridevano i pesci.

La Terra lentamente prese il verso giusto.

Giunse il momento quando Tristezza per la prima volta si spaventò assai per sé stessa.

Era cosciente dell'inganno pensando che il suo nome era un impedimento e che per questo motivo non può essere come tutti gli altri sulla Terra – felice e contenta.

Per la prima volta lo desiderò con tutto il cuore.

Uscire di casa.

Essere felice.

Si mise davanti allo specchio. Dapprima un con po' di imbarazzo, ma poi in seguito riuscì a sollevare gli angoli delle labbra. Non poteva credere che ciò era tanto facile.

Era del tutto indolore ridere.

Nello specchio notò un volto fino ad allora ignoto, un volto di una nuova ragazzina, felice.

- Ed io rido! – disse serenamente Tristezza. Rido! Rido!

Tutto su di Lei da quel momento era diverso.

Gli occhi le brillarono pieni di una nuova luce.

Il suo cuore cantò una nuova, più serena melodia.

Corse gioiosa verso gli altri dicendo:

- Non voglio mai più essere come ero fino ad ora. Non voglio più nemmeno ricordarmi del mio nome. L'ho cambiato ed ora sono Gioia.

Sono (la) Gioia e il mio posto è accanto a voi.

Da quel momento iniziò il futuro per lei.

Per questo tutti erano felicissimi.

Sulla Terra quel giorno era festa.

E con l'arrivo della notte, le stelle fecero un fantastico spettacolo con gli fuochi d'artificio.

In onore della Gioia.

Sorrisina e Gioia divennero amiche inseparabili.

Passarono gli anni.

Così è pure oggi lì, e la Terra è l'unico pianeta senza tristezza.

Il pianeta dove (la) Tristezza, ridendo, divenne (la) Gioia.


(traduzione di Vanesa Begić)



Tatjana Pokrajac Papucci e' nata il 14 luglio 1957 a Pola. Vive a Villa di Rovigno. E'

membro della Società croata degli scrittori per bambini e giovani e della filiale istriana della Società degli scrittori croati con una decina di libri pubblicati finora. Il racconto "Kako je tuga postala radost" („Come (la) Tristezza e' diventata (la) Gioia“, „Como Tristeza se convirtio en Alegria“, „How Sadness became Joy“) si è aggiudicato il 3° premio della giuria di esperti al Concorso letterario internazionale nel 2017 "„Internationaler Kinder und Jugendbuchwettbewerb – Aus Schmetterlings und Schwanenflugeln“ (Austria).


Vanesa Begić rođena je 25. lipnja 1973. godine. Diplomirala je talijanski jezik i književnost na Pedagoškom fakultetu u Puli 1997., a magistrirala književnost na Filozofskom fakultetu u Zagrebu 2002., na temu "Žensko pjesništvo talijanske nacionalne zajednice u drugoj polovini XX. stoljeća". Odslušala je i poslijediplomski studij u Rijeci Književnost i društveno humanistički kontekst te položila sve propisane ispite odličnim uspjehom. Usavršavala se u Italiji (Castelraimondo/Camerino pri međunarodnoj školi za talijanski jezik i kulturu „Dante Alighieri“, a završila je poslijediplomski sveučilišni specijalistički studij prevođenja na Sveučilištu Jurja Dobrile u Puli.

Objavila je knjige Quelle dei versi (Mara, Pula 2002.), koja je zapravo publicistički oblikovana inačica njezina magistarskoga rada, Suvremena književnost za djecu u Istri (2012.), Quo vadis – promišljanja o svakodnevici (vlastita naklada, 2015.), Rijeke prijevoda – Fiumi di traduzione (Kultura snova, 2018.) posvećenu prijevodima te Quo vadis 2 (2020.). Bavi se književnom kritikom, pedagoškim radom, prevođenjem i programima vezanim uz kulture u doticaju.

Članica je Istarskog ogranka Društva hrvatskih književnika i središnjice Društva hrvatskih književnika. Zaposlena je u dnevniku Glas Istre kao novinarka.

Objavljivala u časopisima Nova Istra, La Battana, Književna Rijeka, Kaj, Nagnuća, Tema, Riječi (Sisak), Kruh i ruže, Most/The Bridge, Sapho, Republika, Riječi (Distrikt Brčko), Dubrovnik i drugima.

Za prijevod na hrvatski poznatog djela Itala Sveva Senilità, pod naslovom Mlada starost, dobila je posebno priznanje na međunarodnome natječaju "Umberto Saba" u Trstu 2006. godine, gdje je nagrađena i dvije godine kasnije za prijevod knjige „Golubica mira – Colomba di pace“ Diane Rosandić. Do sada je prevela 37 knjiga (među kojima su i djela Antonija Fogazzara Malombra, Luigija Pirandella Si gira, te brojne druge knjige).

 

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The image of Quasimodo is by French artist Louis Steinheil, which appeared in  the 1844 edition of Victor Hugo's "Notre-Dame de Paris" published by Perrotin of Paris.

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